ANGEL OF KOBANE

dal 6 al 7 dicembre 2022

ANGEL OF KOBANE

di Henry Naylor

regia Simone Toni

con Anna Della Rosa

creazione visiva Cristian Zurita

traduzione Carlo Sciaccaluga

produzione TPE - Teatro Piemonte Europa

produzione originale 2018 Teatro Nazionale di Genova

 “Il mio sangue la mia ultima linea di difesa” è la frase che Rehana pronuncia quando, per non essere stuprata da un membro dell’Isis che l’ha comprata in un mercato di Raqqa, si sporca le mutande con il sangue di una ferita che si è procurata cercando di scappare. Non è permesso, infatti, possedere una donna che ha le mestruazioni: l’uomo sarebbe dannato e per lui non si aprirebbero le porte di quel paradiso in cui dovrebbero attenderlo 72 vergini come premio per la sua guerra santa agli infedeli. Rehana per questa volta è salva. In quella frase è raccolto il senso più profondo del testo e del nostro spettacolo: l’orgoglio e il coraggio del popolo curdo che da solo ha respinto e tuttora sta resistendo all’esercito di Daesh, l’Isis. Un popolo di cui si parla poco, salvo quando, a sproposito, viene additato dal governo turco come una pericolosa minaccia di stampo terrorista. La storia dell’uomo ci presenta innumerevoli tragici esempi in cui il sangue dei civili è stato l’ultima linea di difesa, e quando un popolo è costretto a prendere le armi per difendere la propria terra e la propria libertà è una sconfitta per tutto il genere umano. Ecco perché il nostro spettacolo oggi è ancora tristemente attuale. L’arte e la cultura dovrebbero contribuire a formare coscienze umane fatte di sentimento, comprensione e compassione. A tal proposito vorrei riportare una frase della lettera che il grande regista russo Lev Dodin ha scritto a W.Putin dopo pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina:  “Nella mia infanzia, abbiamo giocato a difendere Mosca, Stalingrado, Leningrado, Kiev. Non posso nemmeno immaginare che oggi Kiev si difenda o si arrenda ai soldati o agli ufficiali russi. Il mio cervello si attacca al cranio e si rifiuta di vedere, di sentire, di immaginare tali immagini”. Ma noi teatranti, con il cranio attaccato al cervello abbiamo il dovere di far vedere gli orrori della guerra, sperando che l’antica funzione catartica del Teatro abbia ancora qualche potere nel toccare l’animo umano. “L’angelo di Kobane” è la piccola grande storia di Rehana. In scena c’è solo un’attrice. Viene da un altrove e si presenta nel qui e ora per tranquillizzarci, non vuole farci sentire in colpa, vuole solo raccontare una storia di cui nessuno parla. Vuole raccontare come è stata costretta a scappare di casa un giorno con sua madre, perché stava arrivando l’Isis, e come poi sia fuggita tornando a cercare il padre che a sua insaputa era rimasto a combattere. Vuole renderci partecipi di come da aspirante avvocato sia divenuta uno spietato cecchino delle YPJ e di come infine sia stata catturata e decapitata, infrangendo la regola d’oro “tenere l’ultima pallottola per se stessi”. Soprattutto ci racconta il suo amore per la vita e di come le violenze subite non l’abbiano scalfito. Ci racconta degli alberi della fattoria di suo padre che un giorno, già combattente, ritrova bruciati dai terroristi ma che ricresceranno anche grazie al sangue, suo e delle sue compagne, di cui il suolo sembra essere assetato. Ciò che mi ha guidato nella regia è stato prevalentemente il rispetto verso questo personaggio e la sua storia, che si è tradotto in un altrettanto grande rispetto e sostegno verso Anna Della Rosa che lo interpreta.  Rehana arriva con un borsa di pelle “vissuta”, carica di piccoli oggetti che nel corso dello spettacolo rimarranno a terra segnando il suo passaggio e un percorso emotivo che lo spettatore potrà condividere come se lo avesse anch’egli attraversato. Oggetti che potremmo ritrovare nello zaino di una ragazza che non c’è più. Anna agisce in un non-luogo di nylon bianco in cui sono presenti solo un ceppo di legno e una piccola tanica di plastica con del sangue/petrolio che insieme agli oggetti disegneranno quella che se fossimo in un museo di arte contemporanea potrebbe essere un’installazione dal nome “L’Angelo di Kobane” ma che sarà semplicemente il nostro spettacolo. Siamo profondamente grati al destino che ci ha fatto incontrare questo angelo ed è con questo sentimento che cercheremo di raccontare la sua storia. 

Simone Toni

Prezzi:

18 € - 7 €

Orari:

21.00


Piazza di Sant'Apollonia, 11 00153 Roma.

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